di Massimo Abati
Regia di Franco Segatto
Si dice che il matrimonio è la tomba dell’amore e allora cosa c’è di meglio, per ravvivare il ménage quotidiano, che organizzare una bella “Scappatella”?
Due amici tentano questa “accattivante” impresa ma non sempre le cose vanno come previsto e tra una suocera invadente, un parroco bisognoso di aiuto ed un vicino di casa arrabbiato con tutti i condomini, i due incontreranno non poche difficoltà per raggiungere l’obiettivo.
Ci riusciranno?
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di Giuseppina Cattaneo.
Regia di Ruggero Ottogalli
Jolande a vena savè ch'ai restin dome sis mes di vite. alore a decit di preparà il so funerale di sistemà un par di cuestions cun la int invadente ch'ai gire simpri par cjase. Alc però al va mal... o larae ben? Satu tu...
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Drammaturgia collettiva da una idea di Lorena Bassi elaborata assieme alla compagnia del Teatri Viart con il
supporto di Sonia Cossettini.
Regia di Sonia Cossettini
Liliana e Dolfo vivono con i propri ritmi, dinamiche e abitudini. La coppia subisce una specie di ribalton visto l’approssimarsi di un'importante data. Ad accompagnare il pubblico troviamo anche altri personaggi, immersi nel loro mondo fatto di stereotipi e superficialità ma anche di profonda umanità e speranze per il futuro. Un viaggio tra sogno e realtà, tra colpi di scena e risate ma anche un'opportunità per riflettere e guardarsi dentro per non perdere la voglia di continuare a sognare, soprattutto a credere nei proprio sogni e desideri con la consapevolezza che la felicità non è avere ciò che si desidera ma desiderare quello che sia ha.
info: cell. 339 2697153 - 334 1383872 mail: teatriviart@gmail.com
Liberamente ispirato al testo di Giovanni Marchesan Stiata
A cura e Regia di Giorgio Amodeo e Tullio Svettini
Lo spettacolo tratta del lento e imprevisto processo di trasformazione delle località della costa adriatica da paesini di pescatori a stazioni turistiche balneari. Questo, infatti, non fu un evento immediatamente compreso e accettato da tutti gli abitanti, che, orgogliosamente fieri del loro lavoro sulla barche da pesca, si opposero talvolta a questo logico e inarrestabile cambiamento sociale, rifiutandosi inizialmente di diventare i servitori dei nuovi e ricchi villeggianti forestieri.
La vicenda viene ambientata interamente nella cucina di una povera casa popolare, frequentata da pescatori, nei pressi del porto, come ce ne sono tante nei paesini costieri che si affacciano sul mare, che da ambiente di ritrovo familiare diventerà ben presto una piccola trattoria di pesce.
Ma proprio da questa misera cucina, attraverso la preparazione di succulenti piatti locali a base di pesce e altre deliziose pietanze di contorno, di cui naturalmente non si tralascerà di fornire al pubblico in modo dettagliato le ricette tradizionali, scaturirà il rilancio economico delle classi meno abbienti, non più costrette a rischiare la vita nel pericoloso lavoro in mare.
“Wunderbar” era il commento spontaneo dei facoltosi turisti di origine tedesca, giunti in vacanza sulle spiagge costiere, seduti ai tavoli di queste improvvisate trattorie, stupiti e affascinati dai gusti semplici ma saporiti e persistenti della cucina locale. Meraviglioso.
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Testo e Regia di Lorena Bassi
Il testo si è ispirato a delle lettere scritte dagli Alpini impegnati sul fronte russo nel 1942-1943.
La narrazione dei fatti si integra con la lettura delle lettere e momenti di vita vissuta nel focolare, nelle tradotte e al fronte.
Suggestive sono le voci del coro, accompagnate da immagini d’archivio.
La storia si ripete, ottanta anni fa come ora, e tutti siamo in questa storia.
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di Italo Svevo con adattamento e inserti di Rita Carone
Regia di Rita Carone
Mentre, Ettore Schmitz è alle prese con la trama di una nuova commedia, la sua petulante governante lo infastidisce con continue interruzioni. Lo scrittore ha in mente un’idea e prima che essa svanisca come capita con i sogni, la vuole stendere su carta perciò si meItalo Svevo con adattamento e inserti di Rita Caronette alla sua scrivania . Mentre scrive i suoi pensieri si materializzano sotto gli occhi dello spettatore che assisterà all’evocazione fatta dal marito della defunta Clelia. Tutto questo si svolge anche in presenza dell’amico di famiglia invitato per l' occasione. Riusciranno i due ad avere le risposte che cercano? Tra colpi di scena e comici fraintendimenti forse non tutto andrà come previsto.
info: cell. 3357825955 mail: dymiot@tin.it
Commedia in dialetti e parlate giuliane
E’ una occasione per trascorrere una serata in allegria e leggerezza mediante storielle sagaci e divertenti condite da musica popolare. Sono piccole cose di ogni giorno, ma dal sapore vero e sincero, in cui tutti potranno riconoscersi. Il tutto nei dialetti delle nostre terre con le varie sfumature delle parlate giuliane. Mediante la formula del teatro a leggio, il Gruppo Teatro proporrà un tourbillon di umorismo e comicità, semplice e senza tante pretese ma, forse proprio per questo, genuina ed efficace.
info: cell. 3357825955 mail: dymiot@tin.it
Lettura del romanzo di Primo Levi
Primo Levi, il chimico italiano sopravvissuto all’orrore della Shoah e tornato vivo dai campi di Auschwitz, scrisse “Se questo è un uomo” fra il dicembre del 1945 e il gennaio del 1947. E’ una storia vera raccontata con la mentalità di uno scienziato che cerca di spiegare eventi e avvenimenti, sentimenti e sensazioni che quasi nessuno è mai riuscito anche solo a ricordare o pronunciare per decenni. Risulta sorprendente oggi come i Tedeschi siano riusciti a fare una cosa in cui la logica circondava l’orrore , il loro lavoro era svolto con tale precisione e perizia che poteva apparire ‘normale’ ma era assassinio di massa. In “Se questo è un uomo” l’uso della “parola” è spinto dalla necessità e dall’urgenza giungendo ad un alto livello di estetica formale e stilistica; infatti l’uso della lingua è potente per poter esprimere quanto si vuole descrivere: l’orrore e l’abominio. Una sola parola sbagliata o diversa e la comprensione di chi ascolta potrebbe sfuggire. Proprio per questo il sentimento con cui abbiamo lavorato di più nell’affrontarlo e nel scegliere i brani è stato il rispetto e la volontà di rappresentarlo in fedeltà di quanto è avvenuto e del modo in cui Levi lo dice. Si può pensare che il nostro narratore sia Primo Levi oppure no, ma chiunque potrà condividere i temi e le parole perché la struttura della lettura scenica resta quella del romanzo, il racconto della sua cattura… poi il tempo esplode e perde il senso, le immagini, le figure, i personaggi si accavallano in una specie di brodo, di caos, che aiuta a capire l’esperienza di chi vive in una stanchezza enorme , in una tragedia indicibile. La musica nel corso del recital c’è ed è molto importante, perché, come nelle vita, in uno spettacolo il pericolo è l’assuefazione anche dell’orrore, quindi ci volevano alcune pause per riflettere e la musica si aggiunge alla parola, sempre creando un’ambientazione diversa. “Se questo è un uomo” di Primo Levi è un testo importantissimo perché è un esempio di letteratura necessaria, perché è uno strumento per capire il mondo intorno a noi. Levi scrisse “per il bisogno irrinunciabile di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi “ ; noi abbiamo voluto essere strumento e testimoni di questo.
Con la voce recitante: Fabio Miotti e la collaborazione di Nevio Delbello e Marco Palazzo.
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Testo e Regia di Lorena Bassi
Il testo è nato da un percorso di scrittura creativa, ispirato ai diari dei parroci friulani redatti nel periodo della Grande Guerra. Il testo sorprende lo spettatore portandolo in un “onda di sentimenti,coinvolgimenti” e celebrando tutte le fragilità.
Nives è poco più che un’adolescente, una giovane nata e cresciuta in un piccolo paese del Friuli.
Nives desidererebbe, forse, avere una famiglia, una vita comune come tante ragazze. Il suo è uno spirito semplice, tanto semplice da rasentare l’ingenuità ma... lo scoppio della Grande Guerra la spingerà in sentieri che non avrebbe mai immaginato di percorrere, fino ad incontrare il suo destino.
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Orazione civile di Fabio Miotti
E’ una narrazione/reading alla ricerca di umanità e di rispetto per un’etnia, quella Rom e Sinta, che nel corso degli anni più che essere sconosciuta è stata misconosciuta. Più di 500.000 zingari sono stati uccisi nei campi di sterminio nazisti. E’ una riflessione dedicata al genocidio del popolo rom e sinto che nasce dal pregiudizio e dal razzismo imperanti nella Germania degli anni trenta ma che ha radici lontane e frutti avvelenati purtroppo ancora ben presenti. Si vuole proporre un viaggio nella memoria alla scoperta di una pagina di storia che inspiegabilmente non trova spazio nei testi scolastici. Un genocidio dimenticato, così come dimenticati sono stati i risarcimenti dovuti ai rom e ai sinti perseguitati durante il nazismo. E’una storia dimenticata. Una storia non ancora scritta. Raccontarla è un atto dovuto. La chiave di lettura, rifugge dalla retorica e dal facile effetto; tende soltanto, con partecipe e teso narrare, a ricucire, almeno con un ricordo teatrale, lo squilibrio e l’oblio di un genocidio. Se è atroce quello che è accaduto, ancora più atroce sarebbe dimenticare: bisogna rammentare e far conoscere che nei lager accanto ai triangoli gialli di sei milioni di ebrei c’erano quelli rosa degli omosessuali, quelli rossi degli oppositori politici e quelli neri o marrone degli ‘arianissimi’ zingari che hanno pagato con più di mezzo milione di vittime il loro essere zingari. CON LA PELLE COLOR DEL FANGO dà vita a un racconto, disincantato, ma intenso, contro una delle più orribili malattie dell’anima: il razzismo. In questa sorta di orazione civile non vi sono scene né personaggi di finzione: vengono ricostruite davanti ad un leggio, con immagini e testimonianze registrate, le vivicissitudini dei Rom. Si resta scossi, desolati, indignati. Ma, forse, con meno pregiudizi. E i pregiudizi esistono, eccome se esistono. Hanno radici storiche e sociologiche nella gran parte infondate. Alcuni Rom e Sinti rubano, si, certo; ma esattamente come alcuni meridionali sono mafiosi e come alcuni veneti gettano pietre dal cavalcavia. E’ giusto pretendere che anche loro, tanti di loro, rispettino le regole, ma è anche importante oggi restituire dignità e diritti a questo popolo che non è né migliore né peggiore di tutti gli altri popoli che colorano questo nostro mondo.
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