Compagnia I commedianti per scherzo
di San Cassiano di Brugnera (PN)
"La scappatella"

di Massimo Abati

Regia di Franco Segatto

Si dice che il matrimonio è la tomba dell’amore e allora cosa c’è di meglio, per ravvivare il ménage quotidiano, che organizzare una bella “Scappatella”?

Due amici tentano questa “accattivante” impresa ma non sempre le cose vanno come previsto e tra una suocera invadente, un parroco bisognoso di aiuto ed un vicino di casa arrabbiato con tutti i condomini, i due incontreranno non poche difficoltà per raggiungere l’obiettivo.

Ci riusciranno?

info: cell. 3283664924 - mail: commediantixscherzo@libero.it

Compagnia Baraban 
di Pasian di Prato (UD) 
"Barbone!!"

di Stefania De Ruvo

Regia di Daniela Zorzini

Al centro di questa commedia c’è un barbone che preferisce autodefinirsi “vagabondo” e che si pone all’attenzione di tutti in modo delicato, gentile, rispettoso ma anche ironico e irriverente.  Incontrandosi con i vari condomini (e scontrandosi con qualcuno, in particolare con la portinaia dello stabile), egli ci porta a riflettere sulla nostra società ipocrita, egoista ed ottusa immersa nella solitudine che sovente affligge chi vive nelle grandi città, tra mille impegni e ghettizzazioni. 

Il barbone, attraverso il suo sguardo ironico e un linguaggio provocatorio, aiuterà gli altri personaggi a liberarsi dalle sovrastrutture che li incatenano e a prendere la vita con maggiore leggerezza e libertà. La commedia, pur facendoci spesso sorridere e ridere, ci porta a riflettere sui condizionamenti, i pregiudizi e le incomprensioni che frequentemente sono alla base dell’infelicità dell’essere umano. 

La libertà di scegliere, di essere veramente se stessi, è a portata di mano nel momento in cui ciascuno di noi si ferma un attimo ad “ascoltarsi” veramente e decide di assaporare ogni attimo della sua vita.

 

Info: cell. 3396297364 - mail: paolacferraro@gmail.com

https://www.facebook.com/people/Compagnia-Teatrale-Baraban/100064299655168/

All'ombra del Campanile
di Passons di Pasian di Prato (UD) 
"Parcé Signor"... 
crodimi al'è simpri un parcé

Testo e regia di Raffaella Troiano

Piccolo Teatro Città di Sacile
di Sacile (PN)
"Pene d'amor perdute"
di William Shakespeare 
Regia e rielaborazione drammaturgica di Edoardo Fainello

Alla corte di Navarra, il Re Ferdinando e tre suoi gentiluomini hanno fatto voto di dedicarsi per qualche tempo solo allo studio. L’arrivo della Principessa di Francia col suo seguito rivela quanto la promessa sia effimera: a suon di missive segrete, mascherate, schermaglie verbali e goffi corteggiamenti l’amore fa breccia nel cuore di damigelle e cavalieri. L’improvvisa partenza delle fanciulle interrompe bruscamente l’idillio: il lieto fine è rimandato, gli affanni d’amore sono stati per il momento vani e solo l’attesa fedele saprà riscattarli.
Raffinata commedia cortese, scritta dal Bardo forse durante la
forzata chiusura dei teatri per la peste di Londra del 1592,Pene d’amor perdute si svolge in un clima di festa galante, giocoso e leggero, che si serve proprio della lingua per stravolgere l’uso improprio della fascinazione retorica, svelando altresì quei meccanismi del comico
che in Shakespeare fanno sempre i conti con una chiara e precisa
profondità di intenzioni e, come in questo caso, di sentimenti.

Info: piccoloteatrosacile@gmail.com

Teatro Incontro
di Trieste
 "La stanza" 
Testo e regia di Sandro Rossit

Cinque donne, convinte di essere state invitate alla loro premiazione, in quanto le più fedeli consumatrici dei prodotti di una Linea di Bellezza, si ritroveranno invece confinate in una stanza che ha tutta l'apparenza di un bunker e che riserverà loro più di qualche sorpresa. Commedia giallo-rosa, dove la componente del mistero si mescola alle dinamiche di un mondo femminile che sa usare leggerezza e profondità, sorridendo.  

Teatro Incontro 
di Trieste 
"Ma semo diventadi mati?" 
Testo e regia di Raffaela Cosimi

Commedia brillante in italiano con un personaggio che parla in dialetto triestino.

Iginio, Palmira, Nives, Titti, Miranda e Marcello, si ritrovano nella sala d'aspetto di un importante psichiatra, accolti da una segretaria pasticciona e alquanto originale... Tutti combattono la loro battaglia contro il disturbo ossessivo compulsivo, che condiziona i loro rapporti sociali: c'è chi lo maschera, chi lo nega, chi si abbandona senza troppe speranze... Così impegnati a controllare il problema, i simpatici pazienti non sono capaci di ascoltare veramente. Riusciranno i nostri eroi a sconfiggere questa patologia, spia delle loro paure più profonde, e a vivere una vita normale? Ma che significa “normale”? Chi di noi può dirsi libero da una qualche piccola mania? Strizzando l'occhio al teatro dell'Assurdo questa commedia suggerisce che l'unica soluzione (e forse la cura) è riderci sopra!

Compagnia Teatrale Cibìo
di Chions (PN)
"Un matrimonio a sorpresa.
MAMMA MIA!"

Di Orietta Dal Dan

Regia di Ilaria Pavan

In una sperduta isoletta del Mediterraneo vive Donna, con sua figlia Sophie. Insieme gestiscono un piccolo albergo. Sophie è fidanzata con Sky e stanno per sposarsi. Lei non ha mai conosciuto e saputo chi fosse suo padre, ma desidera tanto che sia proprio Lui ad accompagnarla all’altare. Rovistando fra i vecchi ricordi di sua madre, trova una foto di Donna con tre giovani, e degli appunti per identificarli. Immagina quindi che uno dei tre possa essere suo padre; non avendo dati per sapere quale scegliere, li invita tutti e tre al matrimonio, sperando che al momento opportuno quello giusto si appalesi. Lei non può però immaginare che in quella lontana estate tutti e tre ebbero una fugace “storia“ con sua madre… Su questi presupposti ci sono tutti gli ingredienti adatti a movimentare quella che fino a quel momento era la vita tranquilla della loro isoletta. Il tutto naturalmente con sorpresa finale.

Info: aldo.presot@gmail.com

Nespoledo 80
 di Muzzana del Turgnano (UD) 
"Sis Mes dal Paradis"

di Giuseppina Cattaneo.

Regia di Ruggero Ottogalli


Jolande a vena savè ch'ai restin dome sis mes di vite. alore a decit di preparà il so funerale di sistemà un par di cuestions cun la int invadente ch'ai gire simpri par cjase. Alc però al va mal... o larae ben?  Satu tu...

info: Ranieri Bassi  mail: rany_B@libero.it

Teatri Viart 
di Muzzana del Turgnano (UD) 
"Cuasi cuasi mi fas un sbatudin..."

Drammaturgia collettiva da una idea di Lorena Bassi elaborata assieme alla compagnia del Teatri Viart con il 
supporto di Sonia Cossettini.

Regia di Sonia Cossettini


Liliana e Dolfo vivono con i propri ritmi, dinamiche e abitudini. La coppia subisce una specie di ribalton visto l’approssimarsi di un'importante data. Ad accompagnare il pubblico troviamo anche altri personaggi, immersi nel loro mondo fatto di stereotipi e superficialità ma anche di profonda umanità e speranze per il futuro. Un viaggio tra sogno e realtà, tra colpi di scena e risate ma anche un'opportunità per riflettere e guardarsi dentro per non perdere la voglia di continuare a sognare, soprattutto a credere nei proprio sogni e desideri con la consapevolezza che la felicità non è avere ciò che si desidera ma desiderare quello che sia ha.

info: cell. 339 2697153 - 334 1383872 mail: teatriviart@gmail.com

Compagnia Teatrale Baraban
di Pasian di Prato (UD)
"Une sblancjade di Pasche"
 

Commmedia in friulano di Maria Gioitti Del Monaco

Regia di Claudio Mezzelani

 

La storia viene narrata da un attore che la commenta in modo divertente, coinvolgendo direttamente il pubblico. L'azione della commedia si svolge alla vigilia di Pasqua con i preparativi non solo per la festa religiosa, ma anche per la posa della prima pietra del nuovo Municipio voluto dal Sindaco che ha una moglie “studiade” e vogliosa, tanto vogliosa che, nonostante l'età, cerca di sedurre un chierico il cui padre ha obbligato alla via del sacerdozio certo che avrebbe fatto di lui un alto prelato. L'inganno teso dalla signora al chierico non riesce, al contrario crea una complicata situazione in cui vengono coinvolti tanti altri caratteristici personaggi, tra cui il parroco sempre presente e determinante in quasi tutte le commedie friulane della tradizione. 
Questo allestimento vuol essere un affettuoso omaggio ad un periodo fecondo del nostro “teatro”, quando molte erano le occasioni per partecipare come attori o come spettatori, ad un momento di grande unione collettiva, di grande entusiasmo, pur nella sua semplicità. Un omaggio anche ad un certo modo di fare teatro: spontaneo, esagerato, simile alla recitazione esasperata che rivediamo con immutato piacere nelle vecchie pellicole del “muto”.

info: cell.  3396297364 mail: paolacferraro@gmail.com

Compagnia Teatrale Baraban 
di Pasian di Prato (UD) 
"Orari di visite"

Commedia di Stefania De Ruvo

Regia di Paola Ferraro. 

Un gruppo di donne si ritrovano in una cornice insolita: la sala colloqui di un carcere durante l’orario di visita. Non è una novità per loro, essendo state nello stesso luogo più volte per far visita ai detenuti ma questa volta c’è qualcosa che non va: l’orario di visita è iniziato ormai da parecchio ma ancora non si vede nessun carcerato. Le donne riunite sono in realtà tutte legate in qualche modo allo stesso detenuto ed è molto strano che siano in visita contemporaneamente visto che sarebbe proibito dal regolamento penitenziario, ma c’è una grave situazione su cui indagano una poliedrica investigatrice in incognito, in collaborazione con un’integerrima secondina. Anche se l’ambientazione potrebbe far pensare ad un dramma o ad un giallo, questa è una pièce che usa il linguaggio della commedia per indurre una riflessione sul rapporto fra maschio e femmina, nei diversi ruoli della vita come madre e figlio oppure moglie e marito, che in certi casi possono portare a dipendenza affettiva e a scelte di vita limitanti e disarmoniche.

La storia si dipana fra scontri di personalità e ironia, che ci accompagnano fino al finale sorprendente.

info: cell.  3396297364 mail: paolacferraro@gmail.com

Associazione Grado Teatro
di Grado (GO)
"Wunderbar"

Liberamente ispirato al testo di Giovanni Marchesan Stiata

A cura e Regia di Giorgio Amodeo e Tullio Svettini

Lo spettacolo tratta del lento e imprevisto processo di trasformazione delle località della costa adriatica da paesini di pescatori a stazioni turistiche balneari. Questo, infatti, non fu un evento immediatamente compreso e accettato da tutti gli abitanti, che, orgogliosamente fieri del loro lavoro sulla barche da pesca, si opposero talvolta a questo logico e inarrestabile cambiamento sociale, rifiutandosi inizialmente di diventare i servitori dei nuovi e ricchi villeggianti forestieri.

La vicenda viene ambientata interamente nella cucina di una povera casa popolare, frequentata da pescatori, nei pressi del porto, come ce ne sono tante nei paesini costieri che si affacciano sul mare, che da ambiente di ritrovo familiare diventerà ben presto una piccola trattoria di pesce. 

Ma proprio da questa misera cucina, attraverso la preparazione di succulenti piatti locali a base di pesce e altre deliziose pietanze di contorno, di cui naturalmente non si tralascerà di fornire al pubblico in modo dettagliato le ricette tradizionali, scaturirà il rilancio economico delle classi meno abbienti, non più costrette a rischiare la vita nel pericoloso lavoro in mare.

“Wunderbar” era il commento spontaneo dei facoltosi turisti di origine tedesca, giunti in vacanza sulle spiagge costiere, seduti ai tavoli di queste improvvisate trattorie, stupiti e affascinati dai gusti semplici ma saporiti e persistenti della cucina locale. Meraviglioso.

info: cell. 3337634721 - mail: tulliosvettini@gmail.com

Teatri Viart 
di Muzzana del Turgnano (UD)
"Lettere dal fronte Russo – Pobedingkaja"

Testo e Regia di Lorena Bassi 


Il testo si è ispirato a delle lettere scritte dagli Alpini impegnati sul fronte russo nel 1942-1943.
La narrazione dei fatti si integra con la lettura delle lettere e momenti di vita vissuta nel focolare, nelle tradotte e al fronte.
Suggestive sono le voci del coro, accompagnate da immagini d’archivio.
La storia si ripete, ottanta anni fa come ora, e tutti siamo in questa storia.

info: cell. 339 2697153 - 334 1383872 mail: teatriviart@gmail.com

Gruppo Teatro Sagrado 
e Teatro degli Intoppi
"Clelia Spirito Spiritoso"

di Italo Svevo con adattamento e inserti di Rita Carone

Regia di Rita Carone

Mentre, Ettore Schmitz è alle prese con la trama di una nuova commedia, la sua petulante governante lo infastidisce con continue interruzioni. Lo scrittore ha in mente un’idea e prima che essa svanisca come capita con i sogni, la vuole stendere su carta perciò si mette alla sua scrivania . Mentre scrive i suoi pensieri si materializzano sotto gli occhi dello spettatore che assisterà all’evocazione fatta dal marito della defunta Clelia. Tutto questo si svolge anche in presenza dell’amico di famiglia invitato per l' occasione. Riusciranno i due ad avere le risposte che cercano?      Tra colpi di scena e comici fraintendimenti forse non tutto andrà come previsto.

info: cell. 3357825955 mail: dymiot@tin.it

Gruppo Teatro Sagrado 
di Sagrado (GO)
"Ridemoghe su... de novo"

Commedia in dialetti e parlate giuliane

E’ una occasione per trascorrere una serata in allegria e leggerezza mediante storielle sagaci e divertenti condite da musica popolare. Sono piccole cose di ogni giorno, ma dal sapore vero e sincero, in cui tutti potranno riconoscersi. Il tutto nei dialetti delle nostre terre con le varie sfumature delle parlate giuliane.                                Mediante la formula del teatro a leggio, il Gruppo Teatro proporrà un tourbillon di umorismo e comicità, semplice e senza tante pretese ma, forse proprio per questo, genuina ed efficace.

info: cell. 3357825955 mail: dymiot@tin.it

 

 

 

Gruppo Teatro Sagrado 
di Sagrado (GO) 
"Se questo è un uomo"

Lettura del romanzo di Primo Levi 

Primo Levi, il chimico italiano sopravvissuto all’orrore della Shoah e tornato vivo dai campi di Auschwitz,  scrisse “Se questo è un uomo” fra il dicembre del 1945 e il gennaio del 1947.                            E’ una storia vera raccontata con la mentalità di uno scienziato  che cerca di spiegare eventi e avvenimenti, sentimenti e sensazioni che quasi nessuno è mai riuscito anche solo a ricordare o pronunciare per decenni.                                                                                                    Risulta sorprendente oggi come i Tedeschi siano riusciti a fare una cosa in cui la logica circondava l’orrore , il loro lavoro era svolto con tale precisione e perizia che poteva apparire ‘normale’ ma era assassinio di massa.                                                                                              In “Se questo è un uomo” l’uso della “parola” è spinto dalla necessità e dall’urgenza giungendo  ad un alto livello di estetica formale e stilistica; infatti l’uso della lingua è potente per poter esprimere quanto si vuole descrivere: l’orrore e l’abominio.          Una sola parola sbagliata  o diversa e la comprensione di chi ascolta potrebbe sfuggire.                                                                      Proprio per questo il sentimento con cui abbiamo lavorato di più nell’affrontarlo e nel scegliere i brani è stato il rispetto e la volontà di rappresentarlo in fedeltà di quanto è avvenuto e del modo in cui Levi lo dice.                                                                                                                Si può pensare che il nostro narratore sia Primo Levi oppure no, ma chiunque potrà condividere i temi e le parole perché la struttura della lettura scenica resta quella del romanzo, il racconto della sua cattura… poi il tempo esplode e perde il senso, le immagini, le figure, i personaggi si accavallano in una specie di brodo, di caos, che aiuta a capire l’esperienza di chi vive in una stanchezza enorme , in una tragedia indicibile.                                                                                La musica nel corso del recital c’è ed è molto importante,  perché, come nelle vita,  in uno spettacolo il pericolo è l’assuefazione anche dell’orrore,  quindi ci volevano alcune pause per riflettere  e la musica si aggiunge alla parola, sempre creando un’ambientazione diversa.                                                                                                                     “Se questo è un uomo”  di Primo Levi è un testo importantissimo perché è un esempio di letteratura necessaria, perché è uno strumento per capire il mondo intorno a noi.                                        Levi scrisse “per il bisogno irrinunciabile di raccontare agli altri, di fare gli altri partecipi “ ; noi abbiamo voluto essere strumento e testimoni di questo.

Con la voce recitante: Fabio Miotti e la collaborazione di  Nevio Delbello e Marco Palazzo.

info: cell. 3357825955 mail: dymiot@tin.it

Teatri Viart 
di Muzzana del Turgnano (UD) 
"Che frute dal 1899 - La Nives"

Testo e Regia di Lorena Bassi 


Il testo è nato da un percorso di scrittura creativa, ispirato ai diari dei parroci friulani redatti nel periodo della Grande Guerra.                Il testo sorprende lo spettatore portandolo in un “onda di sentimenti,coinvolgimenti” e celebrando tutte le fragilità.
Nives è poco più che un’adolescente, una giovane nata e cresciuta in un piccolo paese del Friuli.
Nives desidererebbe, forse, avere una famiglia, una vita comune come tante ragazze. Il suo è uno spirito semplice, tanto semplice da rasentare l’ingenuità ma... lo scoppio della Grande Guerra la spingerà in sentieri che non avrebbe mai immaginato di percorrere, fino ad incontrare il suo destino.

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Gruppo Teatro Sagrado 
di Sagrado (GO) 
"Con la pelle color del fango"

Orazione civile di Fabio Miotti

E’ una narrazione/reading alla ricerca di umanità e di rispetto per un’etnia, quella Rom e Sinta, che nel corso degli anni più che essere sconosciuta è stata misconosciuta.                                                             Più di 500.000 zingari sono stati uccisi nei campi di sterminio nazisti.  E’ una riflessione dedicata al genocidio del popolo rom e sinto  che nasce dal pregiudizio e dal razzismo imperanti nella Germania degli anni trenta ma che ha radici lontane e frutti avvelenati purtroppo ancora ben presenti.                                                 Si vuole proporre un viaggio nella memoria alla scoperta di una pagina di storia che inspiegabilmente non trova spazio nei testi scolastici. Un genocidio dimenticato, così come dimenticati sono stati i risarcimenti dovuti ai rom e ai sinti perseguitati durante il nazismo.                                                                                                                  E’una storia dimenticata. Una storia non ancora scritta. Raccontarla è un atto dovuto.                                                                          La chiave di lettura, rifugge dalla retorica e dal facile effetto; tende soltanto, con partecipe e teso narrare, a ricucire, almeno con un ricordo teatrale, lo squilibrio e l’oblio di un genocidio.                         Se è atroce quello che è accaduto, ancora più atroce sarebbe dimenticare: bisogna rammentare e far conoscere che nei lager accanto ai triangoli gialli di sei milioni di ebrei  c’erano quelli rosa degli omosessuali, quelli rossi degli oppositori politici e quelli neri o marrone  degli ‘arianissimi’ zingari che hanno pagato con più di mezzo milione di vittime il loro essere zingari.                                     CON LA PELLE COLOR DEL FANGO dà vita a un racconto, disincantato, ma intenso, contro una delle più orribili  malattie dell’anima: il razzismo.                                                                                         In questa sorta di orazione civile non vi sono scene né personaggi di finzione: vengono ricostruite davanti ad un leggio, con immagini e testimonianze registrate, le vivicissitudini dei Rom.                            Si resta scossi, desolati, indignati. Ma, forse, con meno pregiudizi. E i pregiudizi esistono, eccome se esistono.                                         Hanno radici storiche e sociologiche nella gran parte infondate. Alcuni Rom e Sinti rubano, si, certo; ma esattamente come alcuni meridionali sono mafiosi e come alcuni veneti gettano pietre dal cavalcavia.                                                                                                                 E’ giusto pretendere che anche loro, tanti di loro, rispettino le regole, ma è anche importante oggi restituire dignità e diritti a questo popolo che non è né migliore né peggiore di tutti gli altri popoli che colorano questo nostro mondo. 

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